LEI CONCILIA? (un post di Davide Vassallo dal blog Conciliazione plurale)

“Rebloggo” questo brillante post di Davide Vassallo pubblicato sul blog di Conciliazione Plurale l’11 febbraio scorso.
Sottolineo solo:
1. Amara quanto personalissima (!!) constatazione del fatto che la disponibilità a venire in contro ai bisogni di conciliazione dei dipendenti/colleghi spesso derivi più da sensibilità personali e dal consolidarsi di un rapporto di fiducia che da considerazioni di ordine contrattuale. 
2. Urgenza di promuovere una CULTURA DELLA CONCILIAZIONE!!!
Buona lettura!

La giornata che comincia male…

Non faccio in tempo a uscire dal cortile di casa, accendere l’autoradio e cercare la stazione preferita che, inaspettata e gradita come una cartella di Equitalia, mi trovo davanti la paletta rossa di un vigile.

Una vigilessa, per la precisione.
<<Lei sta guidando senza cinture. Concilia?>>
Sarà per l’ora mattutina che rende difficile la concentrazione, oppure saranno gli occhi scuri della vigilessa, che ricordano quelli di mia moglie, ma mi vien da collegare quella domanda (<<Concilia?>>) a situazioni più famigliari e quotidiane…

Concilio?

Concilio con il mio lavoro
Ossia, come suggerisce l’etimologia del termine, “cerco un accordo” con i miei contesti lavorativi.
Sono un lavoratore dipendente part-time e un consulente libero professionista, buona parte del mio lavoro potrebbe anche essere svolto da casa, in una modalità simile al telelavoro, e le nuove tecnologie consentirebbero agevoli e gratuite teleconferenze.
Ma, almeno per ora, essere presenti nell’ambiente lavorativo, rispettare un orario codificato e fisso, è ancora considerato essenziale anche per mansioni che, in linea di principio, potrebbero godere di maggiore flessibilità.
Ciononostante non mi posso lamentare delle possibilità di conciliazione che trovo nei miei contesti lavorativi: in linea di massima c’è disponibilità ad accogliere le richieste di ritardi imprevisti e slittamenti di agenda per questioni famigliari.
Credo che tale disponibilità derivi più da sensibilità personali e dal consolidarsi di un rapporto di fiducia che da considerazioni di ordine contrattuale. Per tale motivo ritengo prioritario un lavoro di semina di germogli in tema di conciliazione: senza una cultura adeguata, leggi di stato e norme di contratto avranno poco spazio di applicabilità reale… O anche, utilizzando un’altra metafora, tra il contratto di lavoro e l’organizzazione del lavoro c’è un anello (mancante): la cultura della conciliazione, e siti come “Conciliazione plurale” contribuiscono a costruire, mattone per mattone, un cambiamento di prospettiva.
Con il mio lavoro cerco un accordo anche in termini quantitativi: indubbiamente da “single” lavoravo di più. Ora devo sacrificare qualche impegno, concentrarmi su temi prioritari, rimacinare e rielaborare quanto già prodotto per risparmiare sui tempi…
La scelta è stata quella di ridurre la quantità per salvaguardare la qualità…e la salute mentale :-)

Concilio con la mia famiglia
Con la mia consorte abbiamo due bambini, di tre e cinque anni.
In ordine di tempo, la prima strategia conciliativa che ho suggerito derivava da considerazioni di psicologia organizzativa: la famiglia funziona meglio se ognuno si occupa di ciò che esalta le proprie potenzialità e inclinazioni. Io sono bravo a raccontare le storie della buonanotte e pianificare gite…mia moglie dà il meglio di se’ ai fornelli e al ferro da stiro… Per qualche recondito motivo, senz’altro dovuto all’inconoscibile psicologia femminile, tale idea non ha incontrato grande consenso.
Oggi utilizziamo una strategia che, mutuando termini politici, potremmo chiamare “dell’alternanza”: iniziamo al mattino presto con l’alternanza in bagno, alternanza alla colazione con i bambini, negli accompagnamenti, nei rientri, nel tempo di cura, nei mestieri…
E’ un interessante esercizio di crono-mutualità dei ruoli, l’essenziale è non confondersi: il rischio è di ritrovarsi entrambi incastrati sotto la doccia mentre i bambini, incustoditi e indisturbati, si lanciano i biscotti in cucina…
La “Conciliazione dell’alternanza” ha due importanti appendici:

  1. La sindacalizzazione dell’organizzazione quotidiana: a volte, io e Katia, sembriamo due tramvieri che si trovano davanti al cartellone dei nuovi turni: <<Avrei bisogno di fare il turno A, faresti cambio con il turno B, per martedì?>> <<Eh, no…il turno A vale almeno il B e il C messi assieme…>>
  2. La gestione dei carichi emotivi: ci arrabbiamo molto, litighiamo, a volte riusciamo a ridere delle arrabbiature e dei litigi stessi. Mai una volta, però, ci capita di pensare che non ne valga la pena, di fare fatica…

De-costruire ruoli maschili e femminili sedimentati in millenni di storia è difficile (forse soprattutto per gli uomini?), ma pensare che sia impossibile significa rinunciare a qualunque possibilità di conciliazione democratica. Una de-costruzione e una ri-costruzione dei ruoli è necessaria anche per re-impostare un rapporto con i propri recenti antenati: ebbene sì, anche i nostri nonni, come tanti altri, sono annoverati tra i beati e sono ormai prossimi alla santificazione. Mia madre, alcuni pomeriggi, si ritrova a dover governare un’associazione per delinquere di cinque marmocchi, i miei due più i tre di mia sorella. Mia suocera percorre, almeno una volta la settimana, quaranta chilometri (all’andata) e poi altri quaranta (al ritorno) per andare a prendere i miei figli alla scuola materna; pensare che si vendica di me solo due volte l’anno, facendomi potare i sessanta metri di siepe del suo giardino.
Sono profondamente grato a questi genitori di genitori, cerco di ricambiare come posso e quando posso ma, periodicamente, ci ricado: gioco ancora troppo il ruolo del figlio bisognoso di cure, che si vanno a sommare a quelle richieste loro dai nipotini…

Concilio con me stesso
Cerco anche di conciliare con me stesso. Indubbiamente il tempo che rimane non è molto, magari sacrifico un pranzo per andare un po’ a nuotare, o qualche ora di sonno, di tanto in tanto, per scrivere un post, leggere un libro…
E’ essenziale curare il proprio benessere, per quanto possibile: fa parte delle strategie di sopravvivenza.
E’ altrettanto essenziale essere indulgenti con le proprie possibilità: è vero, conciliare richiede sacrifici ma…curare le relazioni, concentrarsi sulla qualità, de-costruire e ricostruire ruoli, perdonarsi i propri limiti…sì, mi viene da dire che l’esperienza della conciliazione è anche un’importante e impagabile occasione di crescita personale!

…è una giornata che continuerà ancora peggio…

<<Allora…concilia?!>>, mi chiede la vigilessa.
<<Certo! Volentieri!>>, rispondo.
Lei mi guarda sospettosa e termina di compilare il verbale.
<<Stia attento: per la recidiva c’è la sospensione della patente>> m’informa consegnandomi il foglietto.
Settantaquattro euro?!
‘Azz…quando lo scoprirà mia moglie! Come farò a ri-conciliare?

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